Novità dall'Europa. L'Italia manca ancora all'appello

Importanti aggiornamenti riguardo la tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) dal fronte europeo. Dopo il voto favorevole del Parlamento UE, che aveva chiesto di adottare “senza ulteriori ritardi” la TTF, anche la Commissione Europea sembra fare dei passi in avanti. Dovrebbe uscire nelle prossime settimane uno studio della Commissione sulla fattibilità di imposte per tassare il settore finanziario, ma nel frattempo sia il Presidente della Commissione Barroso sia il Commissario europeo agli affari fiscali Semeta hanno fatto delle dichiarazioni incoraggianti.

Il lituano Semeta, in particolare, fino a poco tempo fa molto scettico sulla possibilità di adottare la TTF nella sola UE ha dichiarato nei giorni scorsi: “credo che come primo passo ci sono dei modi per implementare una tassa sulle transazioni finanziarie nell'Unione europea mitigando i principali rischi identificati” e ha detto anche che avrebbe raccomandato questa posizione agli altri Commissari.

 

In ogni caso l'ultima parola per approvare la TTF in Europa spetta al Consiglio, ovvero ai singoli governi (in Europa abbiamo un mercato unico, una moneta unica, la libera circolazione delle persone e delle merci, ma in materia fiscale ogni Paese si tiene stretta la propria sovranità). Germania e Francia sono da tempo schierate a favore. Nella stessa direzione si schierano la Spagna, l'Austria, il Belgio e diversi altri governi.

 

Tra i grandi Paesi europei, quelli ancora contrari sono la Gran Bretagna, dove il potere delle lobby della City di Londra blocca qualsiasi tentativo di regolamentazione della finanza, e l'Italia. Il nostro governo sostiene che la TTF sarebbe bella se fatta su scala globale (ovvero approvata in seno al G20) ma non realizzabile in Europa. Diversi studi dimostrano che non è cosi.

Questa posizione è tanto più inspiegabile se si pensa che i vantaggi della TTF sarebbero con ogni probabilità ancora più evidenti in Italia rispetto agli altri Paesi europei. L'ossatura del nostro sistema produttivo è fondata sulle piccole e medie imprese. Chi esporta vedrebbe ridotto il rischio di speculazioni sulle valute, la quotazione del petrolio e delle materie prime sarebbe più stabile e prevedibile, diminuirebbero le possibilità di attacchi sui titoli di Stato, a tutela dei piccoli risparmiatori e via discorrendo.

In queste settimane il governo sta cercando la quadratura del cerchio per una manovra economica che deve ridurre il deficit come richiesto dall'Europa senza aumentare la pressione fiscale. Due obiettivi che difficilmente sono conciliabili. La TTF, che sarebbe pagata dagli speculatori e non dai cittadini, permetterebbe di generare un gettito da utilizzare per la spesa sociale, il welfare, la cooperazione internazionale e la lotta contro i cambiamenti climatici.

La situazione della Grecia e i rischi di stabilità per l'intera Unione Europa mostrano quanto sia importante e urgente frenare la speculazione. La TTF non darebbe unicamente vantaggi su questo fronte e riguardo la generazione di un gettito di ben 200 miliardi di euro l'anno su scala europea. Si tratterebbe di un segnale di straordinaria importanza circa la volontà dei decisori politici di chiudere la finanza-casinò che ha causato la crisi e che ancora oggi colpisce cittadini e lavoratori, nel Nord come nel Sud del mondo. L'Europa può e deve dare un messaggio forte in questa direzione.

Se l'Italia si schierasse finalmente con gli altri grandi Paesi europei si raggiungerebbe la massa critica necessaria per un'introduzione in tempi brevi della TTF nell'UE o come primo passo nella zona euro.

Per questo è necessario far sentire la nostra voce, adesso. I referendum hanno mostrato la capacità di partecipazione e la straordinaria mobilitazione dei cittadini italiani su temi fondamentali per il loro futuro. È oggi necessario uno sforzo simile per arrestare la speculazione e riportare la finanza al suo scopo originario: non un fine in sé stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile, ma un mezzo al servizio dell'economia e dell'insieme della società. Chiediamo oggi a tutti i cittadini, alle associazioni e alle organizzazioni di unirsi a noi perché anche il nostro Paese faccia la sua parte, per adottare da subito una tassa sulle transazioni finanziarie contro la speculazione e per i Beni Comuni.

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