Falso Mito 3: I comuni cittadini pagheranno il costo di questa tassa

Non è vero. La TTF sarà pagata, in prima battuta e soprattutto, dai principali venditori e acquirenti degli strumenti finanziari. In realtà l’85% degli scambi che saranno soggetti alla tassa sono operati da banche e altre istituzioni finanziarie, come fondi di investimento i cui clienti sono solitamente persone con redditi alti. I cittadini, in larga parte, non operano transazioni su beni come obbligazioni e derivati.  Il FMI ha realizzato uno studio per capire chi in ultima istanza andrebbe a pagare la tassa e ne ha concluso che la tassa sarebbe piuttosto progressiva (FMI, 2011, p.35). Questo significa che la tassa ricadrebbe sulle stesse istituzioni e individui che verrebbero colpiti da una tassa sui profitti. Si tratta quindi di una tassa completamente diversa dall’IVA che colpisce in misura maggiore le persone più povere.

Altro aspetto ancora più importante da tenere in considerazione: sono le società d’affari piuttosto che i singoli individui a pagare il prezzo più alto. Sono infatti le prime a fare continui scambi mentre il comportamento del singolo è di solito legato all’acquisto di un bene come investimento. Maggiore è la frequenza con cui si effettuano le transazioni, maggiore è il costo della tassa da sostenere. In particolare, quindi, la TTF avrà un impatto sull’High Frequency Trading (HTF), che da molti economisti viene visto come un buon risultato in quanto l’HFT è dannoso e comporta dei rischi pertanto deve essere regolato e fortemente limitato.

Potrebbero le istituzioni finanziarie, e soprattutto le banche, scaricare indirettamente i costi della TTF sui propri clienti aumentando le commissioni sui servizi bancari, come ad esempio i prelievi al bancomat, i prestiti, i mutui?

Questo è molto improbabile. In primo luogo, i legislatori possono regolare che questo non avvenga semplicemente proibendolo. In secondo luogo, il settore finanziario è fortemente competitivo, e questo rende altamente improbabile che le istituzioni facciano ricadere i costi sulla loro clientela in quanto questo provocherebbe una potenziale perdita di business che andrebbe a favore di chi questi costi non li fa pagare. Se infatti alcune banche ponessero delle commissioni più alte sul prelievo ai bancomat o sui mutui, mentre altre non lo fanno,  questo porrebbe le prime in una posizione di svantaggio con la conseguenza di perdere alcune parti del loro mercato. Questa critica è quindi più che altro un mantra volto a spaventare dicendo che le banche troveranno sempre il modo di scaricare i costi sui loro clienti, ma in realtà in un mercato competitivo non è detto che questo avvenga come invece ci vogliono far credere.

 

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