La Tassa sulle Transazioni finanziarie al vertice di Rio sullo Sviluppo Sostenibile

di Elisa Bacciotti, Oxfam Italia

Rio + 20 o Rio – 20? Avendo seguito tutti i preparativi della Conferenza ONU sullo Sviluppo Sostenibile, tendiamo a confermare la seconda ipotesi. Il documento uscito, il “Futuro che Vogliamo” appare un testo debole, senza nessuna ambizione, fatto per mettere d’accordo i governi su un minimo comune denominatore di principi e buone intenzioni sui temi della sostenibilità. Nessun piano d’azione concreto,  nessun impegno effettivo preso alla conferenza, tranne un timido accenno alla necessità di dare vita – nel prossimo futuro – ai cosiddetti “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”.

Certo, non ci aspettavamo che a Rio Centro si salvasse il mondo, ma certo alcune cose concrete sì: investimenti nei produttori di piccolo scala, soluzioni che rispondessero al bisogno di energia senza aumentare – anzi tagliando – le emissioni di gas serra.

future_we_wantAncora una volta però i cittadini del mondo si sono dimostrati migliori dei loro stati. E lo abbiamo visto a Flamengo, in uno dei quartieri vecchi di Rio, dove la Cupola dos Povos – Il Summit dei Popoli – va avanti dal 15 giugno con Assemblee che riuniscono anche tremila persone, dal Brasile, dall’America Latina e da tutto il mondo, sulle crisi strutturali del pianeta, ma anche sulle soluzioni concrete.

Per dare vita alle soluzioni concrete, però, servono i soldi: a Rio uno dei più importanti fattori di divisione tra Europa, Stati Uniti e paesi in via di sviluppo è stato quello relativo alle risorse finanziarie per attuare la cosiddetta “transizione” verso lo sviluppo sostenibile. In questo senso molti governi e molti Stati dei paesi in via di sviluppo ed emergenti – tra i quali proprio il Brasile, padrone di casa – hanno fatto riferimento alla FTT (Financial Transaction Tax) come misura in grado di far reperire queste risorse cruciali. E proprio il discorso di Francois Hollande il primo giorno della Conferenza, ha acceso le speranze di molti: Hollande ha infatti espresso la sua ferma intenzione di destinare a obiettivi di lotta alla povertà e al cambiamento climatico i proventi di una eventuale FTT europea. Purtroppo, si è guardato bene dall’impegnare in questo senso i fondi della FTT nazionale, già in essere.

In ogni caso, successivamente al discorso di Hollande, la FTT ha tenuto banco durante il Summit, grazie anche al concomitante vertice di Roma di Italia, Francia, Germania e Spagna del 22 giugno e alla concomitante riunione dei ministri delle Finanze che ha finalmente sancito la possibilità per i governi UE di andare avanti con meccanismi di cooperazione rafforzata per instaurare la FTT. Quello stesso giorno, a Rio, Mary Robinson – ex presidente d’Irlanda, poi Commissario ONU per i diritti Umani, oggi presidente onorario di Oxfam e attiva sui temi della giustizia climatica - in un discorso applauditissimo fatto davanti  al Commissario EU per l’Ambiente Potocknic e ad altri membri di governi Europei ha applaudito la decisione presa in Lussemburgo dicendo “come nel caso degli accordi di Schengen, quando qualcosa è importante, si va avanti con chi è disposto a farlo. Quando insegnavo lo dicevo sempre ai miei studenti: guardate, questa è vera leadership, queste sono decisioni ambiziose. E’ giusto oggi sostenerle e incoraggiarle”.

Come diceva Margaret Mead, “non c’è nessun dubbio che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo. In fondo, il mondo è sempre cambiato così”. Mary Robinson ha dimostrato di far parte del club. Hollande,  Merkel, Rajoy, Monti...chi vuole farne parte?

 

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