IL FOGLIO: Il Forum di Davos si scopre affollato ma un po' irrilevante

Al vertice svizzero da domani tornano i super banchieri, ma anche il fondatore è stufo dei "pompieri del giorno dopo"

Milano Capi di stato, economisti e banchieri si incontrano in Svizzera a partire da domani con un obiettivo ambizioso: prevenire i rischi che incombono sull'economia e destabilizzano la società. Come accade da quarant'anni, la località sciistica di Davos si trasformerà per cinque giorni nel luogo più importante del pianeta grazie all'organizzazione del World Economie Forum. Il palcoscenico alpino, mai così affollato come quest'anno (2.500 le personalità presenti), è un'occasione unica d'incontro per i leader del business e della politica, ma oggi è a rischio irrilevanza. Tante teste pensanti (e pesanti) riunite assieme non sono state infatti sufficienti a prevedere il crac della finanza americana nel 2008, non sono state in grado di trovare un consenso sulle nuove regole per l'economia post crisi finanziaria, né - soltanto l'anno scorso - sono state capaci di scorgere l'ultimo pericolo in agguato, la crisi europea del debito. La priorità per organizzatori e invitati, dicono i maliziosi, è quella di archiviare la pratica con un comunicato finale vago e spesso ridimensionato rispetto alle pretese iniziali. Con una dichiarazione via e-mail al New York Times, lo stesso fondatore del Wef, Klaus Schwab, ha inteso avviare un nuovo corso: "Dobbiamo passare dalla modalità 'pompieri' del giorno dopo a quella di prevenzione del rischio". "Altrimenti - ha aggiunto - il mondo entrerà in una spirale negativa". Eppure le sessioni, riunite dallo slogan "Norme condivise per una nuova realtà", toccano temi vastissimi come i 37 principali rischi globali, i debiti sovrani, la crisi alimentare. Secondo un sondaggio tra i partecipanti, la questione più stringente sarà "l'ineguaglianza sociale".

Il Forum assolve comunque alla funzione di "pensatoio", grazie anche alla partecipazione di premi Nobel del calibro di Joseph Stiglitz o di economisti come Nouriel Roubini, che nelle passate edizioni ha messo i banchieri di fronte alla realtà di aver contribuito in maniera decisiva alla creazione di rischi sistemici. Forse è anche per questo che i top-banker avevano preferito non esporsi nelle ultime occasioni. Cosa che non accadrà quest'anno. E' infatti annunciato il ritorno di Jamie Dimon, capo della banca d'affari J.P. Morgan, e di Oswald Grübel, della svizzera Ubs. Da oltreoceano Goldman Sachs manderà il numero due Gary Cohn al posto di Ceo Lloyd Blankfein. La delegazione di Morgan Stanley sarà guidata dal presidente John Mack. I banchieri fanno parte dei 1.400 business leader presenti. Dall'alimentare alla tecnologia passando per l'automotive e l'energia: Coca-Cola, Nestlé, Kraft, Google, Dell, Siemens, Rio Tinto, Renault-Nissan, solo per citare alcune multinazionali. Un parterre eterogeneo grazie al quale in molti sperano di fare affari tra un dibattito, un pranzo o una discesa sulle piste, magari in compagnia di un appassionato sciatore come George Osborne, cancelliere dello Scacchiere inglese, che accompagnerà il premier David Cameron. "Non sai mai chi incontrerai", ha detto Ken Powell del colosso alimentare General Mills. Sul fronte governativo non manca quasi nessuno. Sarà l'esordio - per ora ritardato causa attentato in Russia - del presidente Dmitri Medvedev, che potrà incontrare Nicolas Sarkozy, Angela Merkel, il segretario del Tesoro americano Timothy Geithner o il premier nipponico Naoto Kan. Ampio spazio dedicato all'Asia: oltre alla crescente presenza cinese, ci saranno anche gli inediti interventi dei leader di Thailandia e Indonesia. Ciò che ancora manca è una significativa presenza femminile. Al di sotto del 30 per cento necessario, secondo gli scienziati sociali, per avere peso nel dibattito: il primo obiettivo mancato.
mar, 25 gen 2011 - IL FOGLIO - Pag. 3

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