Ballarò: diritto di replicaIn data 23/10/2012 su RaiTre, durante il programma Ballarò, è stato trasmesso un servizio sulla Tassa sulle Transazioni Finanziarie che ha fortemente deluso la Campagna ZeroZeroCinque in quanto nel servizio sono state riportate informazioni non fondate e non è stata considerata l'esatta proporzione dell'impatto che una simile tassa avrebbe sui flussi finanziari e sull'economia reale. Di seguito riportiamo un commento ai principali contenuti affronti nel servizio e la nota inviata alla Redazione del programma con la richiesta di una replica da parte della ZeroZeroCinque che sostenuta da oltre 50 organizzazioni della società civile dà voce a migliaia di cittadini italiani che chiedono la tassa al fine di regolamentare la finanza e riportarla al servizio dell'economia reale. La necessità di sottoscrivere dei derivati per tutelarsi dal rischio di variazione dei cambi è diventata una necessità per molti imprenditori che importano ed esportano proprio in ragione della volatilità e instabilità dei mercati, e di quello valutario in particolare. Questa instabilità è legata in massima parte proprio all'utilizzo spregiudicato dei derivati, che interessano volumi di decine o centinaia di volte superiori a quelli dell'economia reale. E' un peccato che il servizio di Ballarò abbia insistito unicamente sui potenziali effetti negativi della TTF, senza considerare in alcun modo le ricadute positive, a nostro parere enormemente maggiori anche per le imprese, che hanno portato alla richiesta di una sua introduzione. Una tassa sulle transazioni finanziarie diminuirebbe i volumi speculativi, quindi le oscillazioni e la volatilità sui mercati, quindi la necessità di ricorrere a strumenti derivati per tutelarsi contro queste stesse oscillazioni. I derivati sono nati come strumenti di assicurazione contro dei rischi, ma sono oggi utilizzati quasi esclusivamente come scommesse. Il caso mostrato nel servizio di un imprenditore che acquista un derivato per tutelarsi contro il rischio di fluttuazione dei cambi su un'esportazione è purtroppo una mosca bianca nell'attuale panorama finanziario. Si stima che circa il 99% dei derivati scambiati ogni giorno non preveda la consegna del sottostante. Tornando al caso citato nel servizio, 1 derivato su 100 è stipulato da un imprenditore che vuole coprirsi da un rischio. 99 su 100 da scommettitori che vogliono guadagnare dalle oscillazioni dei cambi. E' possibile in un servizio televisivo interessarsi unicamente all'1% del mercato, "dimenticandosi" del 99%? Ancora peggio, sempre più spesso gli imprenditori non utilizzano più i derivati per coprirsi da eventuali rischi, perché questi stessi strumenti sono diventati troppo rischiosi e incomprensibili. La finanza speculativa ha talmente preso il sopravvento su quella "utile" da sminuire o in molti casi cancellare gli stessi ruoli e funzioni per cui gli strumenti finanziari sono stati pensati. L'altro esempio che veniva fatto nel servizio era di un cittadino che sottoscrive un mutuo prima casa a tasso variabile assicurandosi contro il rischio di vedere un’eccessiva crescita del tasso di interesse sottoscrivendo un derivato con la banca. Il servizio denunciava che anche in questo caso sarebbe applicata una tassazione dello 0,05%. Anche qui stiamo ragionando di un caso raro perchè normalmente è la Banca e non il cittadino che sottoscrive il derivato per assicurarsi contro movimenti sfavorevoli dei tassi variabili. Più in generale, il discorso dovrebbe comprendere una valutazione complessiva di quale modello finanziario vogliamo. Se inteso come uno strumento al servizio dell'economia o in massima parte come un casinò fine a se stesso per fare soldi dai soldi in tempi brevissimi.
Nota inviata alla redazione di Ballarò in data 24 ottobre alle ore 16.49 Gentile Redazione,
Andrea Baranes
ecco il link al servizio: http://www.youtube.com/watch?v=RD-ui1-pJoE |
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