L’eredità del 2013: una TTF nazionale da potenziare con urgenza

Le velleità della TTF italiana. Un anno di vita della tassa sulle transazioni finanziarie in Italia raccontato alla rovescia, a partire dall’audace tentativo parlamentare di potenziamento dell’imposta nel mese di dicembre.   

 

 

Manifestazione pro-ttf1.866! Per due settimane a metà dello scorso dicembre queste quattro cifre hanno tenuto con il fiato sospeso gli attivisti e i sostenitori della Campagna ZeroZeroCinque. L’esame della rendicontazione giornaliera dei lavori parlamentari cominciava per molti di noi inesorabilmente dal passaggio a setaccio della documentazione pubblicata sul sito della Camera alla ricerca delle quattro cifre menzionate, districandosi in adrenalinica fibrillazione fra tabelle, allegati e sintesi del dibattito del giorno precedente intermezzate densamente da sequenze e riferimenti a decine di identificativi numerici.


Concediamoci però un doveroso passo indietro nel tempo che permetta al lettore una contestualizzazione più puntuale degli eventi. Il 27 Novembre scorso veniva approvato con voto di fiducia al Senato il disegno di legge di stabilità per il 2014. Il testo veniva quindi trasmesso alla Commissione V (Bilancio) di Montecitorio per successivo esame, modifiche (più che attese) e approvazione. Tra le numerose proposte emendative al testo licenziato dal Senato figurava un emendamento, 1.866[1], sollecitato e sostenuto con forza anche dalla nostra campagna.  


Presentato da una compagine multipartisan di parlamentari - gli On. Bobba (PD), Marcon (SEL), Tabacci (Misto-Centro Democratico), Romano (SCpI), Misuraca (NCD), Borghesi (Lega Nord), Castricone (PD), Fanucci (PD) e Zanin (PD) - l’emendamento in questione si proponeva un obiettivo ambizioso: la riscrittura dei commi 491-500 dell’articolo 1 della legge di stabilità per il 2013[2] (approvata sotto il governo Monti), con i quali venivano istituite in Italia la tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) sulla compravendita delle azioni delle grandi capitalizzate italiane (in vigore dal 1 Marzo 2013), la TTF sui derivati sulle suddette azioni  (con la data di entrata in vigore posticipata dal disegno di legge “del Fare” dello scorso Agosto[3] dal 1 Luglio al 1 Settembre 2013) e una TTF sulle operazioni ad alta frequenza relative agli strumenti finanziari inclusi nella base imponibile delle prime due imposte .   



Il breve arco di vita delle tre TTF nazionali nel 2013 si è rivelato non scevro di intoppi. Il disegno delle tre imposte, rese attuative dal decreto ministeriale del 21 Febbraio 2013[4], ha richiesto un nuovo intervento legislativo a metà Settembre, impegnando il MEF nella promulgazione di un decreto[5] recante modifiche al testo di Febbraio.  Per apparenti ritardi da parte dell’Agenzia delle Entrate nella definizione delle modalità di versamento dell’imposta, il termine per i primi pagamenti (su base mensile, il giorno 16 di ogni mese) fissato dal primo decreto MEF al 16 Luglio 2013 è stato spostato al 16 Ottobre 2013.



Per tutto il 2013 la campagna ZeroZeroCinque  ha denunciato con vigore le velleità del disegno delle tre TTF nazionali[6], rivolgendosi pubblicamente al Governo e chiedendo il potenziamento dello schema d’imposta. Le tante perplessità della nostra campagna hanno trovato risonanza nelle aule parlamentari con prime proposte emendative avanzate a fine Luglio nel corso del dibattito alla Camera sul DDL del Fare. L’Esecutivo alzava la guardia, gli emendamenti presentati venivano ritirati, ma la necessità di rivedere l’architettura dell’imposta veniva comunque ribadita in Aula di Montecitorio da un ODG[7] sottoscritto dagli esponenti di quasi tutti i gruppi parlamentari (con il primo firmatario l’On. Boccia (PD) – presidente della Commissione Bilancio alla Camera). Al termine della pausa estiva il Governo seguitava a disinteressarsi delle indicazioni parlamentari sulla necessità di revisione della legislazione sulla TTF. Il silenzio dell’esecutivo veniva accompagnato dalle fanfare della stampa di settore che individuava nella promulgazione del decreto MEF modificato a metà Settembre e nel pronunciamento dei legali del Consiglio Europeo[8] – che sollevavano dubbi di legittimità su un comma della proposta di direttiva[9] (del 14 Febbraio 2013) oggetto dei negoziati (che coinvolgono 11 Paesi membri dell’UE tra cui l’Italia) per l’implementazione di una TTF europea via la procedura di cooperazione rafforzata – una ghiotta occasione per scagliarsi contro la misura anti-speculazione. 



Il polifonico coro anti-TTF è poi ripreso a inizio Dicembre con la pubblicazione del bollettino delle entrate tributarie del MEF per i primi dieci mesi del 2013 in cui si evince un gettito da TTF[10] attestatosi a soli 159 milioni di euro (ben al di sotto delle iniziali previsioni a bilancio di 1,2 miliardi di euro).



Curiosamente le “mancate entrate” venivano additate dagli osservatori finanziari come emblema di un totale e preannunciato fallimento di un’imposta dannosa che meritava una repentina abrogazione. E mentre ci si può e si deve davvero interrogare sulle ragioni delle discrepanze delle stime iniziali della TTF, la stampa di settore non faceva menzione alcuna o quasi della posticipata entrata in vigore della TTF sui derivati (un solo mese di gettito), non si interrogava sull’effettivo monitoraggio dell’implementazione dell’imposta nonché sulla verifica dei versamenti della TTF all’Agenzia delle Entrate (ovvero sui reali controlli anti-elusione della tassa) né criticava la debolezza intrinseca del disegno dell’imposta. Il ritornello suonava come una litania mono-nota. Gettito irrisorio, tassa inefficace. La tassa non piace e il rilancio di un dibattito pubblico e della popolarizzazione della riforma dei mercati finanziari (di cui la TTF è per la ZeroZeroCinque uno dei pilastri) è fuori ogni discussione. Negli stessi giorni, la nostra stampa si disinteressava invece della ripresa del negoziato europeo (con una forte TTF europea tra le voci del programma di coalizione governativa in Germania) e “sorprendentemente” non enfatizzava il controparere legale della Commissione Europea che ribaltando con solide argomentazioni giuridiche il parere non vincolante di Settembre degli advisor legali del Consiglio Europeo rassicurava sulla piena legalità della TTF europea. Siamo dunque  a Dicembre. Il 3/12 inizia alla Commissione Bilancio della Camera l’esame del testo del disegno di legge di stabilità. La Commissione licenzierà il testo solamente due settimane più tardi, il 17 Dicembre. Seguiranno il voto di fiducia in Aula alla Camera e al Senato con l’approvazione del testo definitivo  il 27/12.



Ma restiamo ai lavori della Commissione e all’emendamento 1.866. Dopo un disimpegno duraturo e un silenzio ingiustificato del potere esecutivo sul tema della TTF (a discapito delle ripetute richieste parlamentari di confronto e collaborazione) i parlamentari decidono di riprendere autonomamente la normativa nazionale, riscrivendo l’architettura dell’imposta con un testo sottoscritto trasversalmente da esponenti di quasi tutti i gruppi parlamentari rappresentati in Commissione. Un testo audace che amplia la base imponibile della TTF a tutte le azioni e tutti i derivati emessi da entità/istituzioni finanziarie italiane, imponendo un tasso uniforme dello 0.1% sulle transazioni azionarie e dello 0,01% sulle transazioni in derivati, impone il pagamento della TTF sulle singole transazioni (e non sul saldo netto giornaliero delle transazioni effettuate nell’arco di una giornata di negoziazioni), elimina l’esenzione per le operazioni intraday, cancella tutte le esenzioni (tranne quelle relative ai titoli di debito pubblico) finora in campo e introduce il principio di emissione accanto a quello di residenza per l’individuazione dei soggetti e delle istituzioni passibili di imposta (un rafforzamento sostanziale anti-elusione della stessa). Si tratta di un testo solido, ispirato alle linee guida della proposta di direttiva comunitaria per i paesi della cooperazione rafforzata. Un significativo passo in avanti secondo ZeroZeroCinque.



La scelta di escludere dalla base imponibile della TTF i titoli di debito sovrano (benchè discutibile e non giustificata secondo la nostra campagna[11]) era verosimilmente dettata da un calcolo politicamente oculato. Il nostro Ministero dell’Economia sostiene infatti da sempre (senza  però aver mai reso pubbliche delle solide argomentazioni tecniche a favore di questo posizionamento) la necessità di escludere dal pagamento della tassa sulle transazioni finanziarie le compravendite dei titoli di debito pubblico. Uno dei pochissimi pronunciamenti ministeriali (sul resto vige un riserbo senza precedenti) sulla TTF e sul posizionamento italiano al tavolo negoziale europeo riguarda proprio l’esenzione dei bond sovrani, su cui l’Italia è pronta ancor oggi ad avanzare il proprio veto in Europa.



Le reazioni all’emendamento non si sono fatte attendere: la stampa di settore contrariata, l’ABI, le associazioni degli intermediari finanziari, altre associazioni di categoria, la comunità dei piccoli trader in subbuglio. L'associazione bancaria italiana ha persino inviato ai membri della Commissione un dossier anti-TTF, lanciandosi in un lobbying forsennato volto al ritiro dell’emendamento. Abbiamo risposto pubblicamente come Campagna[12], invitando i membri della Commissione a resistere alle pressioni del settore bancario-finanziario e alle sue argomentazioni largamente sfatate nei mesi precedenti dalle campagne internazionali pro TTF.



Il Governo – chiamato in causa dopo mesi di inerzia – ha trovato dunque un testo solido, conciliante sui titoli di debito pubblico e un consenso trasversale da parte degli esponenti della maggioranza parlamentare in Commissione, determinati ad ottenere l’aggiornamento sostanziale della normativa (e in primis ad avere un costruttivo dibattito con l’esecutivo chiamato quanto meno a esporsi sulle proprie reticenze tecniche con argomentazioni rilevanti).



L’atteggiamento tenuto dal Governo, rappresentato in Commissione dal sottosegretario Claudio De Vincenti e soprattutto dall’ormai ex Viceministro Stefano Fassina dimostra purtroppo ancora una volta quanto poco consistenti e circostanziate siano le argomentazioni ministeriali. La ratio dell’emendamento è stata illustrata[13] dagli On. Bobba e Marcon il 13 Dicembre, riscontrando però dubbi, distinguo e inviti alla cautela se non al ripensamento negli interventi degli On. Causi e Galli (entrambi PD).



Degno di menzione l’intervento di Marco Causi, secondo il quale quella dei derivati è un’industria da tutelare e che un tasso dello 0.01% può mettere a serio rischio occupazionale ben 12.000 “unità lavorative”. Affermazione quanto meno singolare. Un recente studio di Mediobanca[14] evidenzia come il ricorso agli strumenti derivati da parte del settore bancario continentale sia principalmente (con percentuali oltre l’80% per le banche italiane e punte pericolosamente vicine al 100% per altri istituti di credito europei, Credit Suisse su tutti) per finalità meramente speculative.



Il Viceministro – senza entrare ancora nel merito - propone e ottiene l’accantonamento temporaneo dell’emendamento. La proposta emendativa è “rimandata”: dovrà essere o ritirata o votata (con eventuali riformulazioni) dalla Commissione in un secondo momento ma sempre nel corso dell’esame del  provvedimento.  



Fassina non si espone, la posizione del MEF non viene palesata e l’accantonamento sembra riflettere la necessità di un chiarimento fra i membri stessi della Commissione.



Nei giorni seguenti la proposta – pur non ripresa – comincia a guadagnare peso specifico. Si aggiungono nuovi cofirmatari, l’emendamento sembra raccogliere il sostegno della maggioranza dei membri della Commissione Bilancio, presieduta da quell’On. Boccia che pur assente dal novero dei firmatari ufficiali dell’emendamento si è speso tanto sul tema a partire dal menzionato ODG di fine Luglio.

 

Per il Governo è un momento difficile. E’ del tutto evidente la sua tacita opposizione politica all’emendamento, ma l’aspettativa che l’emendamento venga ritirato per mancanza di consenso in Commissione (senza che il MEF entri nel merito della vicenda) viene meno. I firmatari sono agguerriti, il tema della riforma della TTF appassiona. La maggioranza della Commissione è pronta al braccio di ferro con l’Esecutivo. Nel frattempo dietro le quinte le pressioni sul primo firmatario (e l’invito al ritiro) diventano sempre più insistenti. Come Campagna proprio in questi giorni abbiano mobilitato tutte le nostre forze per sostenere i proponenti, invitandoli a resistere fino alla fine.


L’epica battaglia parlamentare raggiunge il suo punto di massima tensione nella giornata di Lunedì 16 Dicembre[15]. Il relatore del disegno di legge in Commissione, l’On. Marchi invita freddamente al ritiro dell’emendamento 1.866. Il sottosegretario De Vincenti esprime parere conforme al relatore. E’ battaglia! L’On. Bobba (primo firmatario) chiede chiarimenti puntuali al Governo, immediato disappunto viene espresso dai banchi di SEL e della Lega. Ed ecco che il Governo è costretto finalmente a esporsi. Dopo mesi di silenzio assordante, ci siamo: è l’occasione giusta e istituzionale per il Governo per articolare la propria posizione (seppur TTF-scettica) e provare – questo ci si aspettava di fronte a una seria ed elaborata proposta parlamentare – a entrare nel merito (e soprattutto nelle questioni tecniche) della materia.


Merito è una parola carica (per noi) di significato! Merito prevede analisi, rielaborazioni puntuali, riflessioni strutturate.


Leggendo i resoconti della seduta del  16/12 e riascoltando la registrazione dei lavori della Commissione su Radio Radicale, l’intervento dell’ex Viceministro risulta a dir poco deludente e contradditorio. E non rassicura che magari le decisioni siano state prese al piano più alto del Ministero con il Viceministro mero ambasciatore di indicazioni altrui. Fassina era il volto del Governo di fronte al Parlamento e al Paese e condivide pienamente la responsabilità per il nulla di fatto (è così che purtroppo finirà) alla Camera.


Parola dunque a Fassina. Il Viceministro ha ribadito di condividere lo spirito della proposta, salvo difendere immediatamente e apertamente la versione “light” della TTF in vigore (sul cui auspicato potenziamento da alcuni mesi il Parlamento chiede al Governo un confronto approfondito, finora non accordato). L’obiettivo della proposta inoltre – dalle parole di Fassina – “si colloca in un contesto europeo non unanime circa la valutazione sull’efficacia e sulla tipologia della transazione”. Tutto chiaro? Non proprio! L’Italia ha legiferato sulla TTF prima della conclusione del negoziato europeo (il disegno della TTF che emergerà dal negoziato europeo rappresenterà una tassa armonizzata nello spazio finanziario dei paesi negozianti destinata a scalzare le TTF nazionali implementate in precedenza unilateralmente dagli stati membri seduti al tavolo negoziale).


L’oggetto dell’emendamento riguardava però il potenziamento della TTF nazionale! Sulle linee guida (migliorative della TTF italiana per i firmatari dell’emendamento e per ZeroZeroCinque) indicate dai parlamentari Fassina non ha proferito parola, salvo prefigurare una perdita di gettito per l’imposta ridisegnata dall’emendamento.  Non una parola sulle ragioni di quest’ultima affermazione, non un dato, non una stima. Con la stessa pochezza Fassina ha poi paventato “pericoli di ricadute pesanti e dannose per l’economia”. Quali e come mai? Non ci è dato da sapere! L’intervento del Viceministro è quindi culminato con l’invito ad attendere “risvolti europei”. Ma qual è la posizione del MEF e dell’Italia nel negoziato su ogni singolo articolo della direttiva? Se ci sono – come è naturale immaginare - controindicazioni tecniche sul disegno della tassa comunitaria e riserve ministeriali, c’erano tutti i presupposti per affrontare (anche antiteticamente) la materia e confrontarsi con un proprio contributo sostanziale circa il disegno della TTF che il MEF sostiene con i parlamentari.


Nulla di tutto ciò è accaduto mentre nella fase conclusiva del suo intervento il Viceministro incorre in un incidente diplomatico evocando (con manifesto disappunto dei membri della Commissione) la limitata sovranità nazionale nell’azione legislativa relativa a “certe materie”. Paradossale: non si era forse accorto Fassina di come il Parlamento Italiano avesse legiferato sulla stessa TTF nella legislatura precedente?


Il resto è cronaca parlamentare. L’On. Bobba nel suo intervento ha argomentato solidamente (e con tanti dati alla mano) a favore della proposta, dichiarando non condivisibili (aggiungeremmo, tutt’altro che motivati) i timori governativi, ha ottenuto un ennesimo accantonamento dell’emendamento (di fronte all’iniziale esplicita proposta di ritiro). Ma il 17 Dicembre con i lavori parlamentari in ritardo e l’Aula in attesa del testo finale della Commissione (e della successiva questione di fiducia da parte del Governo), Bobba ha dovuto capitolare sotto una immaginabile pressione (nel backstage) dai vertici istituzionali per un braccio di ferro che rischiava di “mandare sonoramente sotto” il Governo.


Eccoci quindi alla fine dell’anno. Registriamo una forte e trasversale volontà in seno al Parlamento a rivedere e potenziare la TTF nazionale, un arroccamento e pochissima chiarezza da parte del MEF sia sulle ragioni (tecniche e politiche) del mantenimento dello status quo in Italia sia sul disegno di TTF proposto dall’Italia ai partner europei nella procedura di cooperazione rafforzata.

 

 


[1]http://www.camera.it/CDD-SearchWeb/index4.jsp?Legislatura=17&pres=Deputato&nomeDep=%22Marcon%20Giulio%22&idAtto=1865&commissioni=05&rifn=1865&rifs=&rift=&sedutaN=137&numeme=1.866.&riform=&sesame=referente&esito=
[2]
documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/DV0028-II.htm#_Toc348607751
[3]
http://www.leggioggi.it/wp-content/uploads/2013/08/Decreto_Fare_Testo.pdf
[4]
http://www.mef.gov.it/primo-piano/documenti/DECRETO_FTT.pdf
[5]
http://www.finanze.gov.it/export/download/novita2013/Decreto_16_9_2013.pdf
[6]
http://www.zerozerocinque.it/notizie/372-la-battaglia-per-la-ttf-in-italia-e-in-europa-a-che-punto-siamo
[7]
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=4715&stile=7&highLight=1&paroleContenute=
[8]
http://www.zerozerocinque.it/notizie/372-la-battaglia-per-la-ttf-in-italia-e-in-europa-a-che-punto-siamo
[9]
http://ec.europa.eu/taxation_customs/taxation/other_taxes/financial_sector/index_en.htm
[10]
http://www.finanze.it/export/download/entrate_tributarie_2013/Entrate_Tributarie_Internazionali_-_2013-11_v1.pdf
[11]
http://www.zerozerocinque.it/notizie/385-la-tassa-sulle-transazioni-finanziarie-e-i-titoli-di-stato
[12]
http://www.zerozerocinque.it/notizie/377-commissione-bilancio-non-perdete-l-opportunita-per-una-ttf-efficace
[13]
http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2013/12/13/leg.17.bol0140.data20131213.com05.pdf
[14]
http://www.mbres.it/it/publications/major-international-banks-financial-aggregates-and-financial-stabilization-plan, in particolare si veda p.26 di questa scheda  http://www.mbres.it/sites/default/files/resources/download_it/rs_Tabelle_Banche13.pdf
[15]
http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2013/12/16/leg.17.bol0143.data20131216.com05.pdf

 

 

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