Il COSTO DELLA CRISI... A CHI L'HA PROVOCATA

La tassa sulle transazioni finanziarie è un'imposta molto ridotta (tipicamente lo 0,05%) permetterebbe di fare pagare una buona parte del costo della crisi che stiamo vivendo a chi ne ha le maggiori responsabilità – i giganti della finanza e gli speculatori  -  mentre fino a oggi tale costo è stato scaricato sui cittadini, sui lavoratori, sulle fasce più deboli della popolazione, tanto nel Nord quanto nel Sud del mondo.

Visti i volumi dei mercati finanziari, che sono di centinaia di volte più grandi dell'economia "reale",  anche un'imposta molto piccola permetterebbe di riscuotere un gettito enorme, dell'ordine delle centinaia di miliardi di dollari ogni anno su scala globale. Risorse disponibili per finanziare i beni pubblici globali, per politiche di welfare, per la lotta ai cambiamenti climatici, per la cooperazione internazionale. Risorse ampiamente sufficienti per colmare il gap necessario a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Una parte del gettito potrebbe essere usata per ridare fiato ai conti pubblici, colpiti dalla crisi e dagli enormi piani di salvataggio per salvare il sistema finanziario.

Si tratta di uno strumento che permetterebbe di frenare lo strapotere della finanza, di ridistribuire le risorse su scala globale, di diminuire il rischio di crisi come quella che ha colpito l'intero pianeta negli ultimi anni.

La campagna internazionale chiede ai membri del G20, il gruppo delle venti più  grandi economie del pianeta, di introdurre questa tassa sulle transazioni finanziarie, quando si riuniranno in Canada il 24 e 25 giugno del 2010. La proposta ha recentemente ricevuto il sostegno di molti capi di Stato e di governo, come in Francia o in Germania, della presidenza della Commissione Europea e di diverse altre istituzioni. La situazione non è mai stata tanto favorevole. E' il momento di fare sentire la nostra voce.

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