2014: l’anno dello storico traguardo per la TTF europea?

Il negoziato a 11 per l’implementazione di una TTF europea è alle battute finali! Un accordo sulla TTF continentale potrebbe essere raggiunto prima delle elezioni europee di fine maggio.


Il 2014 si prospetta come un anno di svolta per la TTF continentale a 11.  Sul fronte nazionale il MEF è chiamato a riferire[1] alle Commissioni congiunte Bilancio e Finanze alla Camera sui risultati dell’applicazione della TTF nazionale (spiegando anche le ragioni del sovrastimato gettito) nel 2013. L’ODG Bobba, approvato in Aula di Montecitorio il 20 dicembre scorso, impegna inoltre il nostro Governo a tenere conto delle proposte dell’emendamento 1.866 nel posizionamento italiano nel negoziato europeo. Ed è proprio il palcoscenico continentale a trovarsi oggi sotto potenti riflettori.  Per la prima volta da quando si è iniziato a lavorare sulla TTF europea (da realizzare attraverso la procedura di cooperazione rafforzata), uno degli Stati coinvolti, la Grecia, ha assunto la presidenza del semestre europeo, mostrando da subito la volontà di arrivare tempestivamente alla conclusione del negoziato e all’implementazione della TTF su scala continentale a 11. E se la Grecia non dovesse riuscirci, sarà la volta del semestre italiano e la nostra Campagna avrà molto da chiedere al Governo nella definizione dell’agenda istituzionale dell’UE per portare a compimento il progetto della TTF europea.


Ma fermiamoci agli eventi di queste prime settimane dell’anno. Tutto lascia percepire un frenetico attivismo delle cancellerie in Italia, Francia, Germania e Spagna per definire l’impianto della TTF europea.


Fonti europee confermano l’intenzione dei paesi della cooperazione rafforzata di arrivare nel corso del 2014 ad un accordo su una tassa dall’impianto più solido della Stamp Duty Britannica e delle limitate tasse nazionali italiana e francese. E’ possibile che la tassa europea venga implementata in tre fasi successive con un ampliamento graduale della base imponibile, cominciando dalle azioni e dai derivati sulle azioni per proseguire, in un secondo momento, con il restante paniere di titoli derivati e alcune classi obbligazionarie, e finalmente completare l’iter di implementazione dell’imposta, estendendone l’applicazione (qualora vi fosse un accordo) alle transazioni valutarie. 


Per la nostra campagna, un approccio del genere è ancora accettabile, purchè i tempi per ciascuna fase siano definiti rigorosamente e senza possibilità di proroga nel testo finale della direttiva. Una diluizione (vincolante) dei tempi può d’altronde essere funzionale alla definizione di un percorso di implementazione armonizzata dell’imposta, a un monitoraggio organico e all’introduzione di comuni misure efficaci anti-elusione nell’area di applicazione della TTF europea. I pericoli di un enforcement non armonizzato della TTF (e potenziale lassismo di alcune Agenzie delle Entrate) sembrano infatti preoccupare alcuni dei Governi della cooperazione rafforzata (tra cui il nostro).


Oggetto di accese discussioni fra i paesi del negoziato è al momento il disegno stesso della TTF. E’ di mercoledì 19 febbraio la notizia di un possibile allineamento fra Germania e Francia (a lungo impegnata a promuovere presso i partner europei il proprio, debole, modello di TTF nazionale) sull’inclusione nella base imponibile dell’imposta di tutti i titoli derivati. Il Presidente Hollande ha fatto riferimento[2] a questa prima “concessione” transalpina ieri nel corso della conferenza stampa a margine del vertice bilaterale franco-tedesco svoltosi a Parigi, ribadendo inoltre di voler imprimere un’accelerazione al processo negoziale e auspicando di poter raggiungere un primo accordo di massima entro le elezioni europee di fine maggio.  

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